Ti racconto (i miei) Italo Calvino, parte prima
Alle volte uno pensa di non amare Calvino e invece è soltanto giovane
A sedici anni riempivo i quaderni con raccontini e idee di storie, perché sognavo di diventare una moderna Jo March. Avevo appena scoperto Ian McEwan e letto Espiazione due volte di seguito. Amavo Jane Austen e le sorelle Brontë, le frasi molto lunghe, e le descrizioni.
A sedici anni, all’inizio del terzo anno di liceo, ho preso il mio primo sei. Di più: ho preso sei in un tema di italiano. Ho dimenticato quale fosse la traccia, ma ricordo che era il primo tema con il nuovo professore. Ricordo benissimo anche il commento accanto al voto: “Troppi ricami. Devi leggere Calvino!”.
Di Calvino non avevo grande stima. L’avevo conosciuto alle medie, leggendo Il cavaliere inesistente e Il visconte dimezzato come compito estivo. Un compito portato a termine di malumore, perché ho sempre pensato che i libri delle vacanze fossero tempo prezioso rubato alle mie letture, e poi lo stile di Calvino mi era sembrato eccessivamente asciutto. Così, mentre fissavo quelle scritte in penna rossa e cercavo di consolare il mio orgoglio ferito, pensavo che non avrei mai seguito il consiglio del mio professore: non avevo alcuna intenzione di leggere Lezioni americane! E così è stato, almeno fino a quando non ho dovuto leggere Il sentiero dei nidi di ragno per un esame di letteratura italiana.
Ho scoperto che la voce di Calvino non era quella che ricordavo. La sua introduzione al romanzo mi faceva venir voglia di arrivare alla fine: per una settimana il libro mi ha accompagnata ovunque. Ho pensato che forse il prof del liceo aveva avuto torto su tante cose, ma non su questo; che Calvino era bravo davvero. Forse i romanzi letti in precedenza non erano all’altezza di questo, forse ero troppo piccola per apprezzarli. Forse avrei dovuto rileggerli. Così, quando in libreria mi è capitato davanti Palomar, d'impulso l'ho portato con me alla cassa e ho iniziato a leggerlo quella sera stessa. Presto ho riconosciuto tutti i segnali di un innamoramento letterario: sottolineare frasi; rileggere passaggi; il desiderio di arrivare in fretta alla fine, ma anche di assaporare ogni parola.
E’ passato qualche anno, ora di Calvino ho letto i romanzi, i racconti e molti saggi; ed è così bello sapere che mi rimangono ancora tante pagine da scoprire!
Cos’è cambiato? Di sicuro sono cresciuta; sono convinta che i libri vadano incontrati al momento giusto, e credo anche che Calvino sia sprecato con i giovani. Non perché i ragazzini non possano apprezzare la grande letteratura, anzi, ma perché Calvino non va letto per dovere, ma soltanto per amore (semi cit.)1.
Per questo motivo oggi non voglio smontare i suoi romanzi, o farne un’analisi critico-strutturale. Dirò solo questo: Calvino è stato uno scrittore abilissimo, un funambolo; ha sperimentato diversi stili e approcci, e non credo che nella sua produzione ci sia un libro simile a un altro. Eppure le sue pagine non sono mai asettiche, il piacere della lettura non si ferma mai a livello cerebrale. Più di ogni altro autore, va incontrato al momento giusto, e il momento giusto, ho imparato, non può essere forzato.
Oggi, allora, voglio raccontarti i miei Calvino, e magari farti scoprire un libro che ancora non conosci.
Il sentiero dei nidi di ragno (1947)
E’ un esordio brillante, è un romanzo che cerca di venire a patti con l’esperienza della Resistenza filtrandola attraverso gli occhi di un bambino. E’ il libro con cui io e Calvino ci siamo incontrati di nuovo e abbiamo fatto pace. Ha l’odore della biblioteca del Dipartimento e del profumo che portavo a vent’anni.
Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), Il cavaliere inesistente (1959)
Insieme compongono la Trilogia degli antenati, una lettura estiva obbligatoria ormai da generazioni. Tre romanzi che seguono le vicende di protagonisti incompleti e insoddisfatti, offrendoci quello che secondo me è il Calvino più razionale e illuminista. Li ho letti in momenti diversi della mia vita, in periodi caratterizzati da un diverso grado di insoddisfazione. Ora che sono un po’ meno giovane, e un po’ più completa2, vorrei rileggerli.
La giornata d'uno scrutatore (1963)
Un racconto lungo di disillusione politica e di crisi personale dell’autore. L’ho apprezzato molto, ma non è un libro che rileggerei, anche se paradossalmente è il libro dove Calvino sembra rendersi più vulnerabile. Forse dovrei rileggerlo.
Le città invisibili (1972)
Un romanzo postmoderno con una struttura a incastro. Marco Polo racconta delle città che ha incontrato durante i suoi viaggi, e ogni racconto è un piccolo apologo, inserito all’interno di una struttura rigida e simbolica. Per me è un libro che appartiene a un’altra vita: è il libro che ho infilato in borsa e finito mentre aspettavo una persona con la quale dovevo incontrarmi un giorno di inizio febbraio nel 2020. Nel frattempo c’è stata una pandemia e non ho idea di che fine abbia fatto il tipo in questione.
Il castello dei destini incrociati (1973)
Un gruppo di sconosciuti si ritrova in un castello nel bosco. Non riescono a parlare, quindi ognuno racconta la propria storia attraverso un mazzo di carte di tarocchi. Questo è un Calvino serio e giocoso; se ho comprato un mazzo di tarocchi pur non sapendo nulla a riguardo, è anche colpa sua.
Se una notte d'inverno un viaggiatore (1979)
Un romanzo composto da una storia principale che contiene tanti incipit, a loro volta parte di altri romanzi. In mano a un altro scrittore, il risultato sarebbe disastroso; in mano a Calvino, diventa una lettura piacevolissima. E misteriosa: qual è il suo segreto? Come riesce a far funzionare tutto questo?
Palomar (1983)
Wikipedia può dirvi che Palomar, pubblicato nel 1983, è l'ultimo romanzo scritto da Calvino. E’ composto da 27 racconti brevi, organizzati in tre sezioni, ognuna composta da tre parti che a loro volta comprendono tre sezioni di tre racconti ciascuna. Il protagonista si chiama Palomar come l'osservatorio astronomico californiano.
Io invece posso dirvi questo: è il nostro libro, mio e di Calvino intendo, perché ha il sapore speciale di quei libri che ti fanno dire “Questo è il mio autore preferito”. Penso sempre a Palomar quando ci sono le stelle e quando rimango incantata a fissare le onde sulla battigia; ma soprattutto penso a lui ogni volta che vedo la luna di giorno.
Tutte le Cosmicomiche
E’ una raccolta che contiene i racconti di Le cosmicomiche (1965) e di Ti con zero (1967). Qui Calvino unisce la tradizione di Leopardi e Ariosto, poesia, scienza, e un'abilità tecnica incredibile, dando forse il meglio di sé. Nella sezione Ti con zero tocca vette così alte da far quasi sembrare "banali" i racconti precedenti. Forse il mio Calvino preferito (insieme a Palomar, ovviamente). Tra i racconti che più ho amato: Priscilla, Il guidatore notturno, L'altra Euridice, I cristalli, L'origine degli uccelli.
Gli amori difficili (1970)
Racconti di incontri mancati, o di incastri imperfetti, in cui i personaggi vivono immersi in un mondo di segnali indecifrabili o il cui significato non puàò essere comunicato ad altri. La vera intimità è il viaggio notturno in treno per raggiungere la donna che si ama, è la tenerezza che si prova per il proprio marito quando si allunga la mano e la sua metà del letto è vuota. Si tratta di racconti scritti in anni diversi: lo stile e l’approccio variano, ma in linea generale questo è un Calvino più realista, meno pirotecnico rispetto a Se una notte d’inverno un viaggiatore… e più vicino invece a Marcovaldo. I racconti che ho sottolineato quasi per intero, pensando a quanto mi piacerebbe poter parlare con Italo, sono: L’avventura di un automobilista, L’avventura di un impiegato, L’avventura di un fotografo, L’avventura di un viaggiatore.
Marcovaldo ovvero Le stagioni in città (1963)
In una grigia città industriale senza nome si succedono le disavventure di un operaio non specializzato, Marcovaldo, e della sua numerosa famiglia. Ricordo di aver letto uno di questi racconti, quello in cui Marcovaldo prova a catturare un piccione, in un’antologia delle elementari. Doveva essere un racconto “comico”, ma io non lo avevo trovato per niente divertente. Poi ho letto l’intera raccolta da adulta — un racconto ogni sera, come una tristissima fiaba della buonanotte — e questa volta ho potuto apprezzarla davvero. E’ un libro amaro, triste, ma narrato con un tono dolce e disincantato allo stesso tempo.
L'entrata in guerra (1954)
Tre brevi racconti autobiografici che uniscono il Calvino narratore a quello saggista. In sintesi, un libro perfetto. Non saprei cosa altro dire.
Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio (1988)
Il libro raccoglie il testo di sei conferenze che Calvino avrebbe dovuto tenere ad Harvard; ognuna è dedicata a un elemento che, secondo Calvino, bisogna tenere come principio guida quando si fa letteratura. Il mio professore sarebbe felice, forse, di sapere che alla fine ho davvero letto questo libro.
La strada di San Giovanni (1990)
Una specie di lessico famigliare che si mescola alle elucubrazioni di Calvino su ogni argomento, inclusa la raccolta della spazzatura (qualcosa che solo lui è in grado di rendere interessante). Prima o poi doveva succedere: durante la lettura mi sono commossa.
Eremita a Parigi. Pagine autobiografiche (1994)
Una raccolta di interviste e pezzi biografici non ancora editati da Calvino: purtroppo questo a volte è evidente. Forse una lettura per i lettori più affezionati, perché è comunque bello visitare il laboratorio di uno scrittore che si ama.
E le altre raccolte di saggi e di racconti? Non le ho dimenticate: ne parleremo nella seconda parte, dove vorrei lasciarti anche dei link a dei materiali interessanti su/di Calvino (interviste, podcast, un bel documentario, altri libri).
Intanto ne approfitto per ricordarti che se vuoi ricevere le prossime puntate nella tua casella di posta
Sono curiosa di sapere qual è il tuo Calvino preferito, o se c’è un autore/autrice che hai completamente rivalutato negli anni. Ti aspetto nei commenti!
A presto,
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Se la scintilla non scocca, niente da fare: non si leggono i classici per dovere o per rispetto, ma solo per amore. Tranne che a scuola: la scuola deve farti conoscere bene o male un certo numero di classici tra i quali (o in riferimento ai quali) tu potrai in seguito riconoscere i «tuoi» classici. (Perché leggere i classici)
Alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane (Il visconte dimezzato)
Ma che puntata stupenda! Di Calvino ho letto solo "Lezioni americane" molto tempo fa, leggendo il tuo post credo che continuerò con le Cosmicomiche :)
Che bella puntata, Sara! Io con Palomar ho un rapporto speciale, ogni volta che penso a Calvino spunta fuori quel nome da osservatorio così perfetto.