Tutte le nostre madri: "Quaderno proibito" e le altre
Un percorso di lettura tra madri, figlie e identità femminile
Quaderno proibito – un romanzo potentissimo e il mio primo libro di Alba De Céspedes – mi ha riportato alla mente tante altre scrittrici incontrate in questi anni. La maternità allora non è solo quella di Valeria, la protagonista del romanzo, ma anche quella che ho riconosciuto nel rapporto tra questo libro e le opere di altre autrici.
Partiamo da qui: un giorno Valeria acquista d’impulso un quaderno dalla copertina nera, “proibito” perché le viene venduto di nascosto dal tabaccaio. Dapprima vi annota le sue giornate, poi anche i suoi ricordi e le sue riflessioni. Nel frattempo l’immagine che ha di sé inizia a sgretolarsi, prova emozioni che non vuole o non sa spiegare; esamina il proprio passato e scopre che non sempre corrisponde ai suoi ricordi.
La famiglia
Dietro la scrittura asciutta il libro nasconde quindi un groviglio, un buco nero. In questo senso mi ha ricordato molto Elena Ferrante e Natalia Ginzburg: la prima per il suo modo di indagare i lati oscuri e le emozioni negative; la seconda per il modo chirurgico di osservare la realtà e i rapporti tra generazioni.
Nella storia di Valeria, naturalmente, gioca un ruolo importante il contesto storico e sociale: siamo nell’Italia del primo dopo guerra e lei è una donna borghese che, tuttavia, lavora come impiegata. Se questo le garantisce una piccola indipendenza economica, dall’altro la segna come “diversa”, allontanandola dalle amiche d’infanzia e dalle altre donne che appartengono alla sua stessa classe sociale.
Molti dei suoi atteggiamenti e delle sue idee hanno origine da quello che, le è stato insegnato, è il suo dovere di donna, eppure alcuni elementi sembrano appartenere a tutte e a nessuna epoca in particolare. Penso per esempio al rapporto madre e figlia, così viscerale e così ambiguo; una miscela di risentimento, speranze, invidia, amore.
D'altra parte la famiglia non è più né un rifugio né un motivo di orgoglio, ma il luogo dove tutte le contraddizioni diventano evidenti. Le persone che amiamo, e che ci amano, sono anche quelle che più di tutte possono ferirci; i figli sono parte di noi, ma anche degli estranei. Possiamo provare nostalgia per il rapporto che avevamo con nostra madre e che è cambiato per sempre quando, a nostra volta, siamo diventate mogli e madri.
Scegliere uno spazio tutto per sé
Durante la lettura ho pensato, come dicevo, a Ginzburg e Ferrante, anche per questa analisi delle relazioni familiari declinate soprattutto nel rapporto madre e figlia. Ma nel suo scuotersi dalle convenzioni entro le quali ha trascorso tutta la sua vita Valeria mi ha ricordato anche la protagonista di Il risveglio di Kate Chopin; il desiderio di una camera tutta sua, di un posto dove rifugiarsi e poter chiudere una porta, mi ha naturalmente riportato da Virginia Woolf e il suo saggio Una stanza tutta per sé.
Avrei bisogno di essere sola, qualche volta; non oserei mai confessarlo a Michele, temendo di dargli un dispiacere, ma sogno di avere una camera tutta per me […]. Invece non riesco mai a isolarmi e soltanto rinunziando al sonno trovo un po’ di tempo per scrivere in questo quaderno.
Per poter creare, dice Virginia Woolf, servono l’indipendenza economica e una stanza all’interno della quale potersi chiudere a chiave; la protagonista di De Céspedes, costretta a nascondere il diario nella cesta degli stracci, ci ricorda come questi siano elementi necessari alla costruzione di ogni libertà, anche quella di pensiero.
Madri e figlie
Scrivere significa definire il mondo, ma anche auto-definirsi e di conseguenza arrivare conoscersi. Se si considera come la scrittura femminile sia declinata soprattutto nella forma della narrazione di sé, non soprende quindi il ruolo fondamentale affidato all’analisi del rapporto madre-figlia1.
E più volte, durante la lettura, ho pensato a una frase di Maternità di Sheila Heti (un libro a metà tra un romanzo e un memoir—ecco di nuovo l’elemento autobiografico!):
In quanto custode dell’anima che hai ereditato dalle tue madri, magari potresti renderle le cose un po’ più facili, stavolta. Trattarla con cura.
Un’anima che si trasmette, in eterno, di madre in figlia: questa immagine che mi è sembrata preziosa, da custodire, mi è tornata alla mente quando Valeria si definisce un ponte che collega sua madre e sua figlia. La generazione ante-guerra e quella post bellica si incontrano (o meglio scontrano) in Valeria.
Lei ne è consapevole: i suoi sacrifici, le sue conquiste, dice, permettono alla figlia Mirella di approdare in un mondo nuovo. Mirella studia, lavora, ama senza pensare alla sua immagine o alla reputazione. Nei suoi confronti Valeria prova sentimenti contrastanti; non capisce le scelte della figlia, ma nei momenti di maggiore sincerità le augura di vivere una vita diversa dalla propria.
Sento tutto in me confusamente e non posso parlarne a mia madre né a mia figlia perché nessuna delle due comprenderebbe. Appartengono a due mondi diversi: l'uno che è finito con quel tempo, l'altro che è nato da esso. E in me questi due mondi si scontrano, facendomi gemere. Forse è per questo che spesso mi sento priva di qualsiasi consistenza. Forse io sono solo questo passaggio, questo scontro.
La stanchezza
Heti dice che dovremmo avere cura di quest’anima che ne ha passate tante ed è stanca. In Quaderno proibito la stanchezza di Valeria è un elemento ricorrente, ed è una catena, ma al tempo stesso è anche un elemento consolatorio.
Nella sua stanchezza Valeria riconosce sia una superiorità morale che una giustificazione alle proprie scelte. Perché lei si sente in colpa: si sente colpevole quando si ritaglia uno spazio per sé, quando prende decisioni che sente poco consone al suo ruolo di moglie e madre, oppure quando scrive nel diario e poi cerca un posto dove nasconderlo.
Liberarsi
Infine il crescendo emozionale delle ultime pagine, che si tingono di paranoia mentre Valeria viene schiacciata dai doveri e dall’immagine che i famigliari le cuciono addosso, mi ha ricordato altre letture recenti nelle quali i personaggi femminili cercano di liberarsi dal peso del loro ruolo, e lo fanno in maniera più o meno distruttiva, ribellandosi più o meno apertamente alle figure materne.
Ho pensato, allora, a Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker (un romanzo molto vicino, a modo suo, a La campana di vetro di Sylvia Plath) e al racconto di Charlotte Perkins Gilman, La carta da parati gialla. Agiscono invece in maniera meno esplosiva, ma rifiutando la maternità, le protagoniste di Lolly Willowes o l’amoroso cacciatore (Sylvia Townsend Warner) e quelle dei romanzi di Barbara Pym (come Donne eccellenti).
Ma poi, arrivata all’ultima pagina di Quaderno proibito, ho pensato solamente a Valeria — all’odore di bruciato; al ruolo di madre e nonna che le si stringe attorno.
Una genealogia femminile: idee per un percorso di lettura
Caro Michele - Natalia Ginzburg
L’amore molesto; La figlia oscura; la quadrilogia de L’amica geniale - Elena Ferrante
Una donna - Annie Ernaux
Maternità - Sheila Heti
Cassandra al matrimonio - Dorothy Baker
Il risveglio - Kate Chopin
Una stanza tutta per sé - Virginia Woolf
Le cure domestiche - Marilynne Robinson
Lolly Willowes o l’amoroso cacciatore - Sylvia Townsend Warner
Donne eccellenti - Barbara Pym
L’inchiostro bianco. Madri e figlie nella narrativa italiana contemporanea - Saveria Chemotti
Sono invece ancora nella mia tbr: Menzogna e sortilegio (Elsa Morante); Althénopis (Fabrizia Ramondino); Una donna (Sibilla Aleramo)
“Una donna è sempre madre e figlia, le due figure non possono essere scomposte, disarticolate, perché vivono di uno stesso tempo, il presente, perché la madre non è solo quella che mette al mondo ma è soprattutto colei che mette nel mondo.”
“Dare la vita e la parola, l’una inseparabile dall’altra, riconnettendo metonimicamente corpo e linguaggio, sottolineando come la relazione primaria con la madre modifichi i dispositivi della dicibilità dell’esperienza femminile e quindi anche del mutamento storico e politico.”
(Saveria Chemotti, L’inchiostro bianco. Madri e figlie nella narrativa italiana contemporanea, pp. 17-19)
ormai questo libro mi capita sempre più spesso davanti, devo decidermi ad acquistarlo! grazie anche per i preziosi consigli letterari.
Ho letto “Quaderno proibito” qualche mese fa e trovo che le tue riflessioni siano molto accurate e rendano giustizia ad un testo che ho tanto apprezzato. Questo articolo, ricco di spunti utili, mi ha davvero aperto la mente.
~Ani🫧