Cartoline da un altro agosto
Di libri come capsule del tempo, e di come l’estate non ha più lo stesso sapore
In un’altra vita sono stata, evidentemente, una signorina di buona famiglia in epoca vittoriana: visto che in questa sono stata una bambina pallida e malaticcia, e ho dovuto passare lunghi periodi al mare per respirare l’aria buona. L’aria salmastra, cioè: quella che fa bene alla salute, ma che ti rimane addosso e rende i capelli già crespi ancora più ingestibili. Forse è per questo che non ho mai avuto un buon rapporto né con le località di mare, né con l’estate. Ora che sono cresciuta, io e la spiaggia ci frequentiamo molto meno: sono ancora pallida e incline ai raffreddori, ma le mie estati non profumano più di sabbia e sale.
Per qualche tempo sono stata anche figlia unica, quindi l’estate significava lunghi pomeriggi dei quali ero la regina. Questo, a differenza della spiaggia, mi piaceva molto. Non ricordo di essermi mai sentita sola, però è innegabile: essere l’unica bambina di casa significa avere un rapporto diverso, forse privilegiato, con il proprio tempo. Potevo inventare le mie giornate; ero libera anche di annoiarmi, se lo desideravo. Mamma ha sempre detto che un po’ di noia fa bene e stimola la fantasia, e io continuo a pensare sia vero.
Negli ultimi anni però qualcosa è cambiato. E’ perché le mie vacanze, anche se più brevi, non sono più necessariamente legate al periodo giugno-agosto? E’ perché sono diventata adulta? O forse è perché sono cosciente di come l’estate sia ormai diventata un campanello di allarme per lo stato di salute del nostro pianeta? Provo a ricreare quei pomeriggi: gioco a carte, uso le penne gel colorate per lasciare messaggi sul retro delle cartoline, cerco di finire un libro in un pomeriggio. Eppure il risultato finale non è mai uguale a quello che conservo nei miei ricordi.
Però alcune cose sono rimaste le stesse. Rimane, sempre, il gusto dolceamaro di agosto: dovrebbe essere il cuore della stagione, ma le giornate iniziano ad accorciarsi e al mattino il cielo è più opaco. E poi: rimangono il silenzio pomeridiano interrotto dal passaggio dei ragazzini in motorino, le ciotole di macedonia, la penombra delle sale della biblioteca dove andavo a fare scorta di libri. Sento ancora l’aria condizionata che mi strisciava sulle braccia mentre camminavo a passo sicuro tra gli scaffali.
Oggi nessuno rimane più sorpreso dalla mia familiarità con la classificazione decimale Dewey, o dalla varietà delle mie letture; però i libri rimangono una costante. Non perché durante l’estate io riesca a leggere di più, anzi; per un qualche meccanismo fisico che non comprendo, il numero di libri letti è sempre inversamente proporzionale al tempo libero a mia disposizione. Però c’è qualcosa di speciale nei libri che leggiamo in questi mesi caldi e appiccicosi. Forse perché ci accompagnano fuori casa, o perché riusciamo a dedicare loro il tempo che generalmente spetta al lavoro o alla scuola (dimmi: non ti sembra un lusso poter leggere il martedì mattina a colazione?). I libri estivi vanno scelti con cura: devono essere storie nelle quali immergersi senza interruzioni oppure, al contrario, devono tenerci compagnia nei viaggi in treno e nei ritagli di tempo libero in città che non sono la nostra. Le letture estive, più di tutte, hanno la potenzialità di diventare capsule del tempo, di catturare luoghi e sensazioni.
Qui sotto ti lascio una lista di titoli che meritano di essere letti in ogni momento dell’anno, ma che per me hanno sapore d’estate. Ti va di raccontarmi quali sono i tuoi?
L’incubo di Hill House (Shirley Jackson)
Ho letto L’incubo mentre scrivevo la mia tesi, nelle pause tra una pagina scritta e una revisione. So che potrebbe sembrare un libro autunnale: ma io l’ho letto in giardino e nella penombra pomeridiana della mia camera, quindi per me riassume bene quel senso di oppressione che a volte l’estate porta con sé. Non è un horror, o una storia di fantasmi: è prima di tutto la storia di Eleanor Vance e della sua solitudine, e solo incidentalmente è un racconto dell’orrore. L’incipit è uno dei miei preferiti in assoluto:
Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà; perfino le allodole e le cavallette sognano, a detta di alcuni. Hill House, che sana non era, si ergeva sola contro le sue colline, chiusa intorno al buio; si ergeva così da ottant’anni e avrebbe potuto continuare per altri ottanta. Dentro, i muri salivano dritti, i mattoni si univano con precisione, i pavimenti erano solidi, e le porte diligentemente chiuse; il silenzio si stendeva uniforme contro il legno e la pietra di Hill House, e qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva sola.
Espiazione (Ian McEwan)
A questo libro voglio dedicare una puntata della newsletter perché se la merita tutta. Si tratta di un romanzo costruito in maniera perfetta, scritto da un McEwan in stato di grazia: l’ho scoperto da adolescente e una volta terminato l’ho subito riletto.
Quali possono essere le conseguenze di una bugia raccontata da una ragazzina che però crede davvero in ciò che racconta? Questa è la domanda attorno alla quale si sviluppano sia la storia che una serie di riflessioni morali e artistiche. Se non l'hai mai visto, recupera anche il film: uno dei pochi casi di trasposizione cinematografica che rende davvero giustizia al romanzo! Dal cast alla colonna sonora, è davvero tutto perfetto.
Ho un castello nel cuore (Dodie Smith)
Ho letto questo romanzo da adulta, un po’ per caso: però quanto vorrei averlo letto da ragazzina! Cattura così bene quella sensazione, a metà tra l'entusiasmo e il timore, che proviamo quando stiamo crescendo (o quando stiamo per cominciare un nuovo capitolo della nostra vita). La voce di Cassandra, la protagonista e l’autrice del diario che stiamo leggendo, è ironica, british e incredibilmente fresca. Ci sono un padre in perenne blocco dello scrittore, una seconda moglie un po’ svampita, dei nuovi vicini americani; tutti i personaggi sono strampalati, ma sono sempre raccontati con affetto. Il libro è stato pubblicato nel 1948, ma non lo dimostra per niente!
Ciò che detesterei sarebbe la sensazione di essere a posto, con nient'altro che la felicità da aspettare.
Parlarne tra amici (Sally Rooney)
Posso vantarmi di aver iniziato a leggere Sally Rooney prima che diventasse popolare: nemmeno ricordo come ho scoperto questo libro, ma ricordo benissimo di averlo divorato. Questo è il suo romanzo d’esordio: è fresco, pungente, solo apparentemente semplice. Il lungo monologo di Frances, la voce narrante, mi ha catturata fin dalle prime righe: perché in Parlarne tra amici i quattro protagonisti parlano tra loro, è vero, ma il centro di tutto è lei. Lei tiene insieme gli altri personaggi, lei riporta le loro parole e filtra il modo in cui li percepiamo. E’ un esordio, dicevo; non ha la maturità di Dove sei, mondo bello (il mio preferito), però ci sono incredibilmente affezionata. So che Rooney o si ama o si odia: tu da che parte stai? Inutile dire che io sto facendo il conto alla rovescia per il suo prossimo romanzo.
I fratelli Karamazov (Fëdor Dostoevskij)
Questo libro richiede tempo, assenza di impegni, un luogo all’aperto dove poter fissare lo sguardo mentre cerchi di riprenderti dal carico emotivo di ciò che hai letto. Non voglio raccontarti la trama: un po’ perché mi piace convincerti a leggere un romanzo descrivendo le sue vibes, un po’ perché non credo di poter riassumere in poche righe l’essenza di questo romanzo. Ti dico solo questo: avevo preparato un piano di lettura per non rimanere travolta dalle sue ottocento pagine, invece ho dovuto sforzarmi di rallentare per poter digerire quello che stavo leggendo. I personaggi sembrano prendere vita, e arrivatə all’ultima pagina ti sentirai spaesatə.
Ma proprio perché siamo nature vaste, karamazoviane — e proprio a questo volevo arrivare — capaci di unire tutte le possibili contraddizioni e di contemplare in un colpo i due abissi, l'abisso sopra di noi, degli ideali più alti, e l'abisso sotto di noi, della caduta più vile e fetida. [...] Due abissi, due abissi, signori, al contempo; senza ciò siamo infelici e insoddisfatti, la nostra esistenza è incompleta.
La campana di vetro (Sylvia Plath)
L’edizione di La campana di vetro che avevo preso in prestito in biblioteca aveva questa terribile copertina. La sovraccoperta diceva cose come Un giorno, uno dei misteriosi urti nelle cose del mondo fa risuonare intorno a lei la vuota campana del suo isolamento: Esther precipita nel gorgo della follia e nella tentazione del suicidio. Quindi non so bene perché avessi scelto di leggerlo per festeggiare la libertà (cioè la fine della sessione e delle letture obbligatorie); so solo che sono contenta di averlo letto, anche ne sono uscita dolorante. Nelle pagine di Plath – nelle sue paure, nei suoi dubbi, nelle sue riflessioni – trovo sempre qualcosa che mi è familiare: un pezzo di me, qualcosa che mi hanno raccontato le mie amiche, le parole di una ragazza che conosco solo attraverso i suoi post su Instagram. Senza dubbio Sylvia Plath possedeva una sensibilità speciale, unita a un’invidiabile capacità di analisi e un talento per la scrittura che lei ha sempre coltivato: ma era anche, al tempo stesso, terribilmente ordinaria. Un po’ mi fa male e un po’ mi fa paura; però provo anche tanta tenerezza, e questa mi sembra un'ulteriore conferma di quanto Sylvia sia stata grande.
Francis Scott Fitzgerald
Ci sono autori che incontriamo per caso in momenti particolari della nostra vita, e che poi rimangono con noi. Per me è andata così: avevo 19 anni e volevo leggere libri che mi facessero sentire "adulta", e così ho scelto una copia de Gli ultimi fuochi in una vecchia edizione Mondadori, di quelle con la costa bianca e il font minuscolo. Adesso posso dire che non si tratta del libro più adatto con il quale iniziare a leggere Fitzgerald, perché è un romanzo incompleto, a cui mancano sia la conclusione che tutto il lavoro di revisione finale; eppure qualcosa, in quella prosa dolente e ancora ruvida, mi ha catturata. Sembrava parlare al timore misto a entusiasmo con il quale stavo aspettando l'inizio di una nuova fase della mia vita. Negli anni successivi i suoi romanzi e i suoi racconti mi hanno accompagnata in momenti diversi, mentre le sottolineature si sono accumulate sopra le pagine. Mi accorgo che certi passaggi non mi emozionano più come un tempo; eppure qualcosa è rimasto uguale, perché nei momenti di cambiamento, sopra il comodino c'è spesso un libro di Fitzgerald. Infatti sto pianificando una rilettura di Tenera è la notte, che ricordo come il suo romanzo migliore.
La newsletter si è presa una pausa estiva, ma ora si torna a regime: settembre per me è sempre un momento di rinascita. Ho comprato una nuova agenda, sto aggiornando le playlist, tra poco tornerò alla mia vera divisa (blazer e rossetti più scuri, finalmente). Sto preparando i prossimi argomenti; nel frattempo ti ricordo che qui puoi recuperare le altre puntate.
Ti aspetto nei commenti: sono curiosa di sapere quali libri, per te, significano estate!
A presto,
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Mi ha sempre affascinata e al tempo stesso terrorizzata l'idea che un libro che mi ha fatto emozionare o che ho amato tantissimo da adolescente non mi piaccia più allo stesso modo! I libri sono la misura di quanto siamo cambiati nel tempo. Grazie per i consigli di lettura, scelte bellissime!
ciao, sara! mi era mancato leggerti, infatti, di tutte le varie newsletter che ho etichettato come "da leggere" nella mia casella mail, la tua è balzata in prima posizione davanti ad altre sei o sette. trovo che tu abbia descritto benissimo tutte le sensazioni che l'estate si porta dietro, ed è pazzesco come la viviamo ormai diversamente, da adulti e, soprattutto, adulti consapevoli. non riusciamo più a ricreare "quella magia", quella disinvoltura e assenza totale di pensieri e preoccupazioni: avevamo davanti 3 interi mesi di libertà, e null'altro importava. i libri che significano estate... ora come ora me ne viene in mente uno, così di botto, "ritorno a casa" di rosamunde pilcher: ricordo di averlo letto la prima volta alle medie, seduta per terra (adoro sedermi per terra, info non richiesta), schiena appoggiata al lettone dei miei, la porta-finestra aperta, e di essermi totalmente innamorata di quei personaggi (questo libro ha anche alimentato la mia "passione" per la seconda guerra mondiale, ma questa è una storia lunga).